sabato 29 novembre 2014

25 novembre

25 novembre, un altro 25 novembre, sono passati 15 anni da quando nel 1999, le Nazioni Unite scelsero questa giornata per ricordare le donne vittime di violenza . La scelta non è del tutto casuale, proprio il 25 novembre di 39 anni prima infatti, vennero uccise tre suore dominicane che si opposero al dittatore Rafael Léonidas Trujillo. Sono 15 anni che il 25 novembre scendiamo in piazza, indossiamo qualcosa di rosso, partecipiamo ad aventi, riempiamo le piazze delle nostre città di scarpe rosse, riprendendo l’opera della messicana Elina Chauvet. Sono anni che seguendo i telegiornali raccontarci l’ennesimo femminicidio ci diciamo che non può più continuare. Oggi però è il 25 novembre 2014 e siamo ancora qui, a parlare delle vittime di questi giorni, di questo giorno, ho letto sul giornale che c’è stato, proprio nella giornata contro la violenza sulle donne più di un tentativo di stupro, uno di questi in pieno giorno e in pieno centro. Ma il problema non riguarda solo l’Italia, domani, in Germania, una ragazza morirà, è stata soprannominata l’angelo del McDonald’s, il 28 novembre compirà 23 anni ma al momento è attaccata a una macchina, che il padre ha deciso di staccare proprio il giorno del suo compleanno, è in coma vegetativo da due settimane, da quando è stata colpita alla testa, colpevole di aver aiutato due ragazzine pesantemente molestate nell’indifferenza generale di un fast food, il fast food in cui lavorava. Per quanto ancora dovremmo sentire, leggere, notizie del genere, quando saremo libere di camminare per strada da sole, a mezzogiorno come a mezzanotte, quando potremo essere libere di decidere come vestirci, quando saremo libere di indossare una gonna senza pensare di poter essere troppo provocanti, “facilmente stuprabili”, quando potremo essere libere di lasciare senza la paura di essere perseguitate da un ex troppo debole che riusciamo a volte a giustificare, poverino. Già perché a volte anzi, troppo spesso riusciamo anche a giustificarli, magari anche a sentirci in colpa, gli stiamo dando un dolore forte. Quanto ci si mette a capire che questo non è amore, è violenza, le botte non sono amore, gli insulti non sono amore, la persecuzione non è amore, le decine di telefonate dopo i nostri no non sono amore, il disprezzo non è amore, tutto questo non può essere giustificato perché tutto questo è violenza, a volte è visibile sulla pelle con un livido, a volte è invisibile, è una parola è un suono ma colpisce una coltellata nell’anima. Negli ultimi tempi, mi sono ritrovata più di una volta a dire a me stessa quanto sono fortunata, quanto sono fortunata ad avere al mio fianco una persona che mi rispetta, una persona che non mi torcerebbe un capello perché ormai la violenza sembra essere la normalità no, non è così, non può essere considerata la normalità, la normalità è l’amore, il rispetto e non dobbiamo stupirci quando li riceviamo. Molti parlano della necessità di fare una legge che ci tuteli realmente, l’avvocato Bongiorno dice che nessun governo si è mai interessato realmente alla questione, vero, ma se mi fermo a pensare, mi sembra assurda questa necessità di una legge per fermare quest’odio malato, questo bisogno di una legge per imparare a non trattarci come bestie. Come si può arrivare a tanto. Vi auguro la buonanotte sperando che domani leggeremo notizie migliori e se non è così mobilitiamoci tutti, facciamo ogni cosa sia possibile per non aver bisogno di una giornata per commemorare altro sangue.

giovedì 20 novembre 2014

The Real Mother Funkers

Volete fare un tuffo nei mitici anni ’70, scatenarvi sulle note indimenticabili di pezzi come Slip and do it? E allora, fidatevi di me, non dovete perdere per nulla al mondo il prossimo live dei The Real Mother Funkers, sono cinque giovincelli che riprendono lo stile delle family band anni ’70 che mischiavano fratelli, sorelle, bianchi,neri, uomini e donne, sono infatti quattro ragazze un ragazzo, Davide alla chitarra e, per l’appunto, fratello di Luna alla batteria, si prosegue con Francesca al basso, Valentina alle tastiere e la voce stupenda di Marialaura. Black music, funky e soul sono i punti cardine della loro musica, gioiosa, colta e appassionata, oltre ad essere stupendi sul palco è bella la loro voglia di giocare e di stare insieme tra loro durante l’esibizione, si respira un vero e proprio clima di festa che da quel tocco in più alla serata. Attiva dal 2011, la band toscana propone una ricca la scaletta che va dalle grandi cover del calibro di I will survive, mi permetto di aggiungere che non poteva di certo mancare per concludere la serata :D e inediti tutti loro come Vicini di casa, a quanto pare tratta da una storia vera, e qui non manca il gossip o ancora I feel like Betty. Lo scenario regalato dall’Old Stove, di Firenze, l’Irish pub che ha ospitato il gruppo è stata la ciliegina sulla torta, gustare la mia Guinness in questo con questo sottofondo è stato divino e da ripetere. Sicuramente una bevuta al pub ci starà e se non ci saranno i The Real Mother Funkers, li cercheremo altrove anche perché io ho assistito alla serata del 7 novembre e la band non era in formazione originale, mancava infatti Valentina, comunque egregiamente sostituita da un altrettanto bravo e coinvolgente tastierista, ragazzi, se state leggendo perdonate la gaffe, non ricordo il suo nome se qualcuno me lo sa dire, sarò felice di rimediare alla figuraccia.. Sorry sorry!!

ALLA PROSSIMA!
P.S. il tastierista si chiama Filippo :)

giovedì 13 novembre 2014

New adventure

Manco da un po’, ultimamente c’è stato più di qualche cambiamento nella mia vita che mi ha tenuta lontano dal blog ma.. Senza farla troppo lunga mi limito a rimediare. In questo momento mi trovo nel mio nuovo appartamentino mentre fuori viene giù il finimondo. GRRRRR Parliamo di viaggi giusto? Allora vi do la localizzazione precisa, mi trovo nel cuore della Toscana, in un paesino che si chiama Colle Val d’Elsa, anche conosciuto semplicemente come Colle, o ancora come la città del cristallo, visto che il 95% della produzione nazionale e il 15% di quella mondiale arrivano proprio da qui!
Quello che intravedete in lontananza, oltre ad essere il panorama che vedo dal mio balcone e attraverso la fantastica tendina rossa che ho trovato in "dotazione", è Colle alta. Già perché Colle Val d’Elsa è divisa in due parti: Colle alta, la parte antica con il suo borgo medievale al quale si accede con un ascensore panoramico che regala uno spettacolo mozzafiato,
e Colle bassa, la parte più moderna, nella quale domina Piazza Arnolfo, che prende il nome dal suo celeberrimo cittadino Arnolfo di Cambio e la cui casa torre natia si trova proprio nella parte alta della cittadina.
Percorrere i viali del borgo delimitato dalla Porta Nova è come entrare in una fiaba che racconta la vita, la quotidianità dei personaggi che hanno vissuto proprio su queste strade tra il XV e il XVII secolo, che hanno passeggiato per questi vicoli che oggi sembrano condurti in una dimensione di tranquillità quasi onirica,lontana dalla nostra realtà quotidiana, dalle nostre corse senza sosta, immergersi nelle storie dei palazzi nobiliari di Colle, immaginarne gli inquilini, gli intrighi e perché no, spettegolare sulle loro vite, questo è ciò che ci concede una passeggiata per Colle Alta. E tante sono le storie, leggende che vengono raccontante proprio su di loro
Scendendo nella parte bassa, ci troviamo Piazza Arnolfo, da qui si può ammirare la vecchia stazione di Colle Val d’Elsa, ormai in disuso dal 1990, presenta il suo aspetto attuale grazie ai lavori avviati nel 2010 da un proprietario privato. La stazione rappresentava la parte finale del tratto ferroviario che collegava, dal 1885 la cittadina con la vicina Poggibonsi. Chiusa al traffico dal 1987, la tratta è diventata una pista ciclabile inaugurata nel 2011 per volere dell’associazione Ferrovia Colle Poggibonsi allo scopo di dare un valore turistico alla vecchia ferrovia.
L'ultimo scorcio che vi propongo è dedicato teatro del popolo, inaugurato nel 1921 con la Mignon di Ambroise Thomas. Con l’avvento del fascismo, i sostenitori dell’ideologia, si impegnano nel 1928 alla realizzazione del nuovo teatro che, con il nuovo nome, teatro del fascio, prevedeva tra le altre cose, un grande palcoscenico, che ancora oggi è annoverato tra i più grandi della regione. Con la fine della guerra il teatro passa all’amministrazione locale e riprende il nome originale. L’amministrazione ne cura la programmazione avvalendosi di una apposita comissione. Dopo un periodo di crisi che vede il passaggio di gestione ai privati e una programmazione teatrale scarsa, nel 1975, dopo aver apportato i dovuti adeguamenti strutturali, il teatro entra a far parte del circuito teatrale toscano prima e dello sperimentale poi. Nel 1977, il comune riprende la gestione della programmazione teatrale e cinematografica. Oggi può considerarsi uno dei primi teatri toscani per numero di spettatori
Questo è un sunto di Colle Val d'Elsa, che fate venite ad approfondire?? :D

domenica 30 marzo 2014

La cascata delle marmore tra natura e mito

Ci siamo la primavera è arrivata e la voglia di week end fuori porta aumenta. Qualche consiglio? Con la nostra bella Italia non c'è che l'imbarazzo della scelta... Che dite ci buttiamo nella natura? Proprio al centro dello stivale e a pochi chilometri da Terni, troviamo un piccolo paradiso: la cascata delle Marmore. Si tratta di una delle più alte cascate d'Europa e prende il suo nome dalle sue rocce che ricordano il marmo bianco. Viene sfruttata per la produzione di energia elettrica nella centrale di Galleto - nel coso del XIX secolo alimentava le Acciaierie di Terni- e per questo motivo non è funzionante in maniera continua ma è controllata, un segnale acustico, avverte dell'apertura delle paratoie di regolazione che portano la cascata a raggiungere i valori massimi di getto regalando ai visitatori uno spettacolo mozzafiato. Piccola precisazione, il getto non si interrompe, semplicemente si ingrossa la momento dell'apertura delle paratoie.
Un posto così magico non può essere privo di leggende e allora, giusto per stimolare la curiosità eccovi la più popolare: Si narra della ninfa Nera che, innamorata del pastore Velino, venne trasformata, dalla perfida Giunone gelosa del loro amore, in un fiume che prese, per l'appunto, il nome di Nera. Velino, disperato per la tragica sorte della sua amata, si gettò dalla rupe di Marmora per ricongiungersi a lei. Questo suo salto, destinato a ripetersi eternamente, è esattamente il salto della cascata. L'atmosfera idilliaca che rimanda a racconti onirici si percepisce già dall'ingresso. Si può accedere alla cascata dal belvedere inferiore o dal belvedere superiore, ovviamente uno non esclude l'altro... Anzi! Il paesaggio vi incanterà al punto da volerli sperimentare entrambi. Accedendo dalla parte inferiore, si entra nel vivo della leggenda, i più romantici si faranno suggestionare dall'immagine della forza dell'amore di Velino che, dopo aver compiuto tre salti, si getta tra le braccia di Nera con una potenza che sembra ogni volta maggiore. Gli animi invece più sportivi e amanti del rafting soprattutto, rimarranno a bocca aperta nel vedere decine di gommoni affrontare le acque turbolente del fiume. Dal belvedere superiore si ammira invece lo spettacolo del primo salto. Vi posso assicurare che da qualsiasi punto ammirerete la cascata rimarrete senza parole. Anche a getto normale i colori, la vegetazione attorno, il riflesso dell'acqua, l'arcobaleno che si forma vi condurranno dritti dritti in un sogno fatato, penserete di non poter essere in un posto migliore ma a un certo punto, una sirena vi sveglierà per dirvi che questa è soltanto l'anteprima e che lo spettacolo deve ancora cominciare. Il getto si ingrosserà al massimo e tutto si amplificherà, una festa di colori prenderà il via davanti ai vostri occhi, il potente scroscio d'acqua diventerà la migliore musica per le orecchie. E chissà se anche Allevi per questo pezzo è stato ispirato da questo luogo... Intanto ve l posto perché lo trovo azzeccatissimo!! Si può dire con certezza che personaggi storici della cultura mondiale si sono fermati ad ammirare il Velino, per esempio Lord Byron che alle Marmore regalò toccanti versi:
Rimbombo di acque! Dalla scoscesa altura il Velino fende il baratro consunto dai flutti. Caduta di acque! Veloce come la luce, la lampeggiante massa spumeggia, scuotendo l'abisso. Inferno di acque! là dove queste urlano e sibilano e ribollono nell'eterna tor­tura; mentre il sudore della loro immane agonia, spremuto da questo loro Flegetonte, abbraccia le nere rocce che circondano l'a­bisso, disposte con dispietato orrore,e sale in spuma verso il cielo, per ricaderne in un incessante scroscio, che, con la sua inesausta nube di mite pioggia, reca un eterno aprile al terreno attorno, rendendolo tutto uno smeraldo: - quanto profondo è l'abisso! E come di roccia in roccia il gigantesco Elemento balza con delirante salto, abbat­tendo le rupi che, consunte e squarciate dai suoi feroci passi, concedono in abissi uno spaventoso sfogo alla poderosa colonna d'acqua che continua a fluire e sembra piuttosto la sorgente di un giovane mare, divelto dal grembo di montagne dalle doglie di un nuovo mondo, che non soltanto la fonte di fiumi che scorrono fluenti in numerosi meandri attraverso la valle! Volgiti indietro! Vedi, dove esso si avanza simile ad una Eternità, quasi che dovesse spazzar via tutto ciò che trova sul suo cam­mino, affascinando l'occhio col Terrore - impareggiabile cateratta,orribilmente bella! ma sul margine, da una parte all'altra, sotto lo scintillante mattino, posa un'iride tra gli infernali gorghi, simile alla Speranza presso un letto di morte, e, inconsunta nelle sue fisse tinte, mentre tutto là attorno è dilaniato dalle acque infuriate, innalza serenamente i suoi fulgidi colori con tutti i loro raggi intatti, e sembra, tra l'orrore della scena, l'Amore che sorveglia la Follia con immutabile aspetto.
Ai tempi del Grand Tour, la cascata, rappresentava una tappa d'obbligo prima della fermata a Roma e,in tempi, diciamo più antichi, passarono di qui Cicerone, Galilei, o ancora Alfieri e solo per citarne alcuni... Perché non ripercorrere i loro passi e magari ritrovare nei loro scritti qualche traccia di questo incanto? Questo parco è accessibile ad ogni tipo di piede, ogni tipo di fiato, ogni tipo di abbigliamento (tacchi esclusi). 5 sentieri di varia difficoltà e vari tempi di percorrenza sono disponibili per ogni esigenza e si presentano paradisiaci per ogni naturalista degno di questo nome... Andate, provate, camminate, respirate, rinvigoritevi e ditemi!!

giovedì 20 marzo 2014

Torino e i Murazzi sono la NOSTRA città

Domenica 23 marzo, Torino ospiterà una grande evento volto a sostenere la riprogettzione dei Murazzi. La giornata sarà lunga e costellata di appuntamenti, si comincerà la mattina con l'esposizione di idee per la riqualificazione della zona, per il pomeriggio è prevista una sfilata: "i Murazzi on the road", e in serata ci sarà un mega concerto in piazza Vittorio Veneto che vedrà darsi il cambio sul palco artisti del calibro di O'Zulù, Ensi,ovviamente non potranno mancare i torinesi Africa Unite, Motel Connection, Linea 77 e Samuel e Max in rappresentanza dei Subsonica cresciuti proprio ai muri, come li chiamano i fedelissimi. Prima di entrare nel dettaglio del programma di questa intensa e topico giornata per la città e per i torinesi in particolar modo, è bene dare qualche informazione in merito ai Murazzi. Quando si parla dei Murazzi, si fa riferimento alla zona di approdo delle barche sulla sponda ovest del Po. Il nome è legato ai grandi muri che nel corso del XIX secolo vennero eretti per difendere la città dalle piene del fiume. Fino alla metà del secolo successivo, i locali ricavati in quest'area venivano utilizzati dai pescatori per il rimessaggio delle imbarcazioni; in seguito, l'inquinamento del corso d'acqua, ha portato i pescatori ad abbandonare gli stessi locali, questo allontanamento ha causato una progressiva dequalificazione dello spazio. A partire dagli anni '70 la concessione delle licenze, ha portato ad una proliferazione di locali e nel giro di pochissimo tempo i Murazzi sono diventati una tappa d'obbligo della movida torinese. Conosciuti anche su scala internazionale, i Murazzi hanno animato le nottate di generazioni di torinesi e non. Hip hop, battaglie a colpi di rime rap, ritmo latino, techno, c'era musica per tutti i gusti, in una stessa serata potevi entrare e uscire da decine di locali, si, perché tra le cose belle dei Murazzi, anzi dei Muri, per noi torinesi, c'era la possibilità di scelta, erano molto democratici, potevi entrare al Jam, fare due salti, prendere un mojito e poi decidere di uscire, ricaricarti con una boccata d'aria ed entrare da Doctor Sax passando da Giancarlo e nelle roventi notti d'agosto, prima di partire per le tanto agognate vacanze al mare, non ci si poteva esimere dal fare una sosta sulle sdraio davanti al Beach, chiudevi gli occhi e la musica dei locali circostanti, le risate e il fruscio del Po in sottofondo, ti facevano sentire in spiaggia, un senso di pace ti pervadeva e in quei momenti chi stava meglio di te? Avevi tutto, la tua birra, i tuoi amici, la tua musica e se ti diceva bene anche lo spettacolo della luna riflessa sul Po.
Perché parlo al passato? Per la stessa ragione che ci spinge a partecipare ad una giornata (e a tante altre iniziative, svoltesi nel corso degli ultimi mesi) volta a riprenderci questi luoghi, perché ce li hanno tolti. Dal 19 novembre 2012 quasi tutti i locali sono stati sigillati dalla magistratura, le motivazioni date sono le più diverse, abusivismo edilizio, eccesso di rumore, il Jam, per esempio è stato sequestrato a causa del rumore udito per via strutturale, il club è stato chiuso senza dare neanche il tempo ai gestori di ovviare al problema. Un punto strategico per il divertimento della città è venuto a mancare, migliaia di posti di lavoro sono venuti a mancare, tralasciano gestori, camerieri, dj, fotografi, promoter, le ripercussioni si sono avute anche nel settore turistico perché come si è accennato prima, molti arrivavano da fuori proprio per fare serata qui, di conseguenza si servivano di taxi, pernottavano negli hotel. E adesso? Adesso si cercano altri posti, scendendo gli scalini che conducono a quel luogo che ha segnato un po' li vite di noi tutti, la tristezza si impossessa dei nostri cuori, è tutto spento, è tutto grigio, niente più shiamazzi, niente più storie da raccontare. A inizio serata, non si vedono più coppie con bambini che magari si sono formate proprio un sabato sera di qualche anno fa, qui, dove ora si sente solo un silenzio assordante. Ci si lamentava del problema dello spaccio, dei venditori abusivi ma, in tutti questi anni, poco è stato fatto contro questo tipo di criminalità, si è preferito chiudere luoghi di aggregazione in grado di far girare l'economia, per usare un'espressione che di questi tempi sembra essere di tendenza. I Murazzi sono vuoti, o quasi, perchè gli spacciatori, tanto temuti, ci sono ancora, forse anche di più.
Rivogliamo i Murazzi, rivogliamo i nostri luoghi e per questo il 23 marzo ci ritroveremo tutti in centro per far sentire la nostra voce. Si comincia la mattina alle 10:00 con una serie di iniziative volte a presentare progetti di riqualificazione dell'area. Fuori dal circolo Magazzino sul Po, ci saranno diversi stand di ciclisti, l'idea, secondo il progetto GoodBike è fare della bicicletta un elemento di socializzazione. Di scena anche il progetto Bike Breakfast che propone l'idea di offrire la colazione sulle piste ciclabili a chi sceglie di usufruire del mezzo a due ruote per spostarsi, le menti sono Niccolò Gioia e Damiano Leva. Urbees urban bees... Ur bees! Invece, mira al sostegno di politiche di urbanizzazione dell'apicoltura. Educativa di strada oratorio San Luigi è l'oratorio San Luigi che utilizzando il suo pulmino pone in essere attività educative a sostegno dei giovani discriminati. Associazione ME.LA - "Io non compro la tua bici" per disincentivare l'acquisto di biciclette rubate e conseguentemente anche il furto di queste. A partire dalle 15 si darà il via a laboratori teatrali per bambini realizzati dall'Associazione Il Muretto e dal gruppo teatro dell'Arci di Torino. La scuola Philip Radice, organizza il laboratorio di teatro fisico. Al lato destro dei Murazzi, davanti al CSA potremo trovare: Farwaste - Autocostruzione con materiali di recupero, workshop ed esposizione PLinto - Associazione di giovani architetti. Workshop e installazioni artistiche WeAreMurazzi - che presenterà il lavoro svolto del gruppo che ha lavorato sul futuro dei Muri Truly Design + Max Petrone: Live painting, street art Alle 15:00 tutti in piazza Castello per la sfilata "I Murazzi on the road" che arriverà in piazza Vittorio, la sfilata sarà accompagnata da tre carri con musica elettronica, hip hop e raggae. In serata il super concertone che comincerà alle 19:00 e vedrà protagonisti, non in ordine di apparizione: Africa Unite Bluebeaters Egin El Tres Ensi LNRipley Linea 77 Max e Samuel dei Subsonica Motel Connection E allora non prendete impegni, balliamo, cantiamo, e riprendiamoci ciò che ci appartiene, riprendiamoci le nostre storie e scriviamone ancora perché i Murazzi si sono saziati di generazioni di visi, di braccia in aria, di risate, di allegria e la sete, che anche la nostra non si è ancora placata!
Torniamo ad accendere queste luci e questa vita

domenica 16 marzo 2014

San Patrizio

Pronti a festeggiare San Patrizio? O meglio, come procedono i festeggiamenti di San Patrizio, visto che in molte località hanno già preso piede durante il week end. Per chi si sta chiedendo di cosa sto parlando facciamo un passo indietro. San Patrizio, Saint Patrick, è il santo patrono dell'Irlanda e viene festeggiato il 17 marzo, data della sua morte. Ovviamente, la festa è irlandese ma ha preso piede anche in America a seguito dell'emigrazione in direzione del nuovo continente,le celebrazioni sono frequenti anche in Australia, Nuova Zelanda, Argentina e Canada; e l'Italia cosa c'entra? C'entra eccome, soprattutto nel piacentino, la festa è sentita a Bobbio, Caorso e Grazzano Visconti, non è finita qui, perché se ci spostiamo un po' più a sud, la ritroviamo anche a San Sebastiano dei Marsi, in provincia de l'Aquila. Per celebrare il San Patrizio, l'intera isola si tinge di verde e gli abitanti si riversano per le strade animate da concerti, fuochi d'artificio e molto altro ancora. Perché il verde? Il verde è il colore che simbolizza l'Irlanda, in particolare si narra che il santo, si servisse del trifoglio per spiegare il concetto di Santa Trinità ai pagani; nastri verdi e trifogli, ancora oggi impazzano per le vie delle città. Se per caso foste nei pressi di Dublino, niente ancora in tempo per fare una capatina al festival, che iniziato lo scorso 14 marzo, chiuderà i battenti il 17, giorno effettivo della festa. Il tema della parata di quest'anno è "Let's Make History", un tuffo nel passato quindi, al quale seguirà il presente per il 2015 e il futuro per il 2016, mi raccomando non prendete impegni! Siete in Italia? Allora niente paura, oltre alle città citate poco sopra, un po' ovunque, andando a zonzo per lo stivale, sta esplodendo l'"Irlandamania" e gli eventi organizzati per l'occasione sono diversi.Solo per citarne alcuni, fino a domani, Milano ospiterà il San Patrizio Festival per riscoprire le origini irlandesi. A Roma, il 17 marzo i tram storici dell'Atac proporranno musica on the road. A Bologna è di scena Irlanda in festa a Bologna a base di musica, birra e cibo e ovviamente da non tralasciare i vari pub irlandesi che senza ombra di dubbio avranno grandi sorprese da proporre... E allora vestiamoci di verde, siamo ancora in tempo e l'anno prossimo tutti a Dublino!!!!

giovedì 27 febbraio 2014

Giro turistico di Torino

Gruppo di amici in visita a Torino, un weekend a disposizione e il dilemma: dove portarli??? Il capoluogo piemontese ha tanti scorci da scoprire e fare una selezione dei luoghi da visitare in due giorni scarsi può rivelarsi difficile se non impossibile ma niente panico!Tanto per cominciare, per una prima visita, un giro in centro è d'obbligo e se dal punto di partenza passa la metro, l'attrattiva comincia proprio da li! Per chi non lo sapesse, la metropolitana di Torino è la prima in Italia ad essere caratterizzata dal sistema di guida automatica, in parole molto povere, non c'è l'autista... E allora, una volta in carrozza, la regola numero uno è far sedere l'allegro gruppetto nel primissimo vagone, i primi posti, sono pensati per i bambini che si divertono a "guidare" il mezzo, come si può capire, la cosa diverte, e tanto, forse ancora di più anche i bimbi travestiti da turisti. Ovviamente, però, precedenza ai più piccoli.. Quelli veri. Prima fermata Porta Nuova. Subito fuori dalla stazione si ammira la prima delle più belle piazze torinesi, Piazza Carlo Felice, con il suo giardino all'inglese Sambuy, dal nome del sindaco della città dal 1883 al 1886, Ernesto Balbo Bertone di Sambuy. Accanto alla scenografia ricca di piante rare, svettano le statue dedicate allo stesso Sambuy, Edmondo De Amicis e Massimo D'Azeglio, tre personaggi che hanno contribuito a fare la storia di questi luoghi. Starete pensando: bello vedere i giardini, le piante, i fiori ma se piove, che si fa? Beh, i Savoia non dovevano per nessuna ragione bagnarsi il capo durante le loro passeggiate ed è per questo motivo che oggi possiamo godere di portici per 18 chilometri circa che fiancheggiano le eleganti strade e piazze, tra cui l'appena citata e che ci permettono di non rinunciare alle nostre passeggiate neanche in caso di bufera, male che vada, ci si può sempre rifugiare in uno dei bar storici della città come il famosissimo caffè Roma già Talmone, situato proprio all'inizio di Via Roma. Frequentato da Giolitti e non solo, il locale era fucina di incontri culturali e, i più golosi si leccheranno i baffi sapendo che e la lavorazione che si faceva del cioccolato, proprio tra queste mura, portò la città a diventare capitale del cosiddetto nettare degli dei.
Una pausa golosa prima di addentrarci nel tour? Con il palato addolcito dalle leccornie piemontesi, ci si può addentrare nella "chiquettosa" (passatemi il termine) via Roma che con i suoi negozi esclusivi, ci porta dritti dritti in piazza San Carlo, conosciuta anche come il salottino della città, prima e in piazza Castello poi. Ovviamente senza dimenticare piazza CLN, che gli amanti del cinema, non potranno non riconoscere come l'ambientazione scelta per le scene più celebri di Profondo Rosso. No no ok, basta, niente paura, un bel respiro e riprendiamo il nostro giro tra i negozi più alla moda e che ci accompagnano verso la magnifica piazza castello con il sontuoso palazzo reale e il poliedrico palazzo madama che ci racconta in breve la storia di Torino, il palazzo ebbe origine dalla porta romana, per diventare poi l'abitazione dei savoia. Non è finita qui... Una pausa e si riprende ;)

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domenica 2 febbraio 2014

Zattere e velieri i più opposti destini

" .... Per quelli che l'attraversano ammucchiati e in piedi sopra imbarchi d'azzardo, il Mediterraneo è un buttadentro. Al largo d'estate si incrociano zattere e velieri, i più opposti destini. La grazia elegante, indifferente di una vela gonfia e pochi passeggeri a bordo, sfiora la scialuppa degli insaccati. Non risponde al saluto e all'aiuto. La prua affilata apre le onde a riccioli di burro. Dalla scialuppa la guardano sfilare senza potersi spiegare perché, inclinata su un fianco, non si rovescia, affonda, come succede a loro. Qualcuno di loro sorride a vedere l'immagine della fortuna. Qualcuno ci spera, di trovare un posto in un mondo così. Qualcuno di loro dispera di un mondo così. " - Erri De Luca, Storia di Irene - Leggendo Storia di Irene, sono rimasta colpita da questo passaggio, si parla di un viaggio diverso, un viaggio che a me non è toccato fare perché sono nata nella parte "fortunata" del mondo. Comunemente viene definito "viaggio della speranza". Donne, uomini, bambini afferrano le poche cose che hanno e fuggono alla ricerca di una vita semplicemente migliore, lontano da guerre, lontano dalla violenza, non importa cosa li aspetterà, sarà sicuramente migliore, sarà vita. Noi siamo qui a guardarli, gli sguardi spesso sono pieni di disgusto, di odio, "cosa vogliono?", "perché non stanno a casa loro" o ancora " ci rubano il lavoro, si prendono i nostri diritti". Prima di arrivare a queste conclusioni ci siamo mai fermati, anche solo per un attimo, a pensare alle loro vite, alla loro disperazione, a ciò che li ha spinti a salire su barconi improvvisati, senza avere nessuna certezza di arrivare a destinazione? Non è questa la sede giusta per parlare delle mie idee al riguardo mi piacerebbe però che tutti noi ci prendessimo un attimo per capire, per capirli o almeno provarci.

giovedì 30 gennaio 2014

Binario 17

Sono quasi cinque anni che con una media di due volte al mese mi ritrovo al binario 17, da qui partono e arrivano i Frecciarossa che mi portano qualcuno o che mi portano da qualcuno. In tutti questi anni, al binario 17, ho pianto separandomi da quel qualcuno, ho sorriso ritrovando quel qualcuno, molto spesso mi sono ritrovata al binario 17 con un un bagaglio eccessivamente grande, la classica valigia del " non si sa mai " che non abbandona mai noi donne, e guardandola mi sono chiesta se l'avrei potuta piazzare tra i sedili, ho immaginato l'imminente viaggio, ho fantasticato sull'arrivo, su quell'abbraccio tanto atteso ma mai ho pensato ai viaggiatori fermi al binario 17 di non troppi decenni fa. Non me lo sono mai chiesto, fino a qualche giorno fa, al binario 17, in un passato non molto lontano da noi, non c'erano bagagli pesanti, non c'erano progetti a lieto fine, c'erano volti impauriti, bambini confusi che oggi probabilmente, avrei potuto incontrare al binario 17 in attesa dei nipoti, nipoti che a loro non è stato concesso avere perché per loro non c'è stato un treno pronto a riportarli a destinazione, di nuovo al binario 17, alla vita. Già, loro al binario 17 non ci sono mai tornati, perché i treni che aspettavano 70 anni fa al binario 17 non li avrebbero portati ad intraprendere un viaggio di piacere, li avrebbero portati ad Auschwitz. Non ci ho mai pensato, non lo sapevo, non sapevo fosse proprio il binario 17, adesso lo so e al prossimo viaggio molto probabilmente continuerò a pensare alla mia valigia troppo grande ma un pensiero andrà a quei bambini, a quelle donne, a quegli uomini in attesa al binario 17, perché adesso che lo so non posso dimenticare e non possiamo dimenticare.