sabato 29 novembre 2014

25 novembre

25 novembre, un altro 25 novembre, sono passati 15 anni da quando nel 1999, le Nazioni Unite scelsero questa giornata per ricordare le donne vittime di violenza . La scelta non è del tutto casuale, proprio il 25 novembre di 39 anni prima infatti, vennero uccise tre suore dominicane che si opposero al dittatore Rafael Léonidas Trujillo. Sono 15 anni che il 25 novembre scendiamo in piazza, indossiamo qualcosa di rosso, partecipiamo ad aventi, riempiamo le piazze delle nostre città di scarpe rosse, riprendendo l’opera della messicana Elina Chauvet. Sono anni che seguendo i telegiornali raccontarci l’ennesimo femminicidio ci diciamo che non può più continuare. Oggi però è il 25 novembre 2014 e siamo ancora qui, a parlare delle vittime di questi giorni, di questo giorno, ho letto sul giornale che c’è stato, proprio nella giornata contro la violenza sulle donne più di un tentativo di stupro, uno di questi in pieno giorno e in pieno centro. Ma il problema non riguarda solo l’Italia, domani, in Germania, una ragazza morirà, è stata soprannominata l’angelo del McDonald’s, il 28 novembre compirà 23 anni ma al momento è attaccata a una macchina, che il padre ha deciso di staccare proprio il giorno del suo compleanno, è in coma vegetativo da due settimane, da quando è stata colpita alla testa, colpevole di aver aiutato due ragazzine pesantemente molestate nell’indifferenza generale di un fast food, il fast food in cui lavorava. Per quanto ancora dovremmo sentire, leggere, notizie del genere, quando saremo libere di camminare per strada da sole, a mezzogiorno come a mezzanotte, quando potremo essere libere di decidere come vestirci, quando saremo libere di indossare una gonna senza pensare di poter essere troppo provocanti, “facilmente stuprabili”, quando potremo essere libere di lasciare senza la paura di essere perseguitate da un ex troppo debole che riusciamo a volte a giustificare, poverino. Già perché a volte anzi, troppo spesso riusciamo anche a giustificarli, magari anche a sentirci in colpa, gli stiamo dando un dolore forte. Quanto ci si mette a capire che questo non è amore, è violenza, le botte non sono amore, gli insulti non sono amore, la persecuzione non è amore, le decine di telefonate dopo i nostri no non sono amore, il disprezzo non è amore, tutto questo non può essere giustificato perché tutto questo è violenza, a volte è visibile sulla pelle con un livido, a volte è invisibile, è una parola è un suono ma colpisce una coltellata nell’anima. Negli ultimi tempi, mi sono ritrovata più di una volta a dire a me stessa quanto sono fortunata, quanto sono fortunata ad avere al mio fianco una persona che mi rispetta, una persona che non mi torcerebbe un capello perché ormai la violenza sembra essere la normalità no, non è così, non può essere considerata la normalità, la normalità è l’amore, il rispetto e non dobbiamo stupirci quando li riceviamo. Molti parlano della necessità di fare una legge che ci tuteli realmente, l’avvocato Bongiorno dice che nessun governo si è mai interessato realmente alla questione, vero, ma se mi fermo a pensare, mi sembra assurda questa necessità di una legge per fermare quest’odio malato, questo bisogno di una legge per imparare a non trattarci come bestie. Come si può arrivare a tanto. Vi auguro la buonanotte sperando che domani leggeremo notizie migliori e se non è così mobilitiamoci tutti, facciamo ogni cosa sia possibile per non aver bisogno di una giornata per commemorare altro sangue.

giovedì 20 novembre 2014

The Real Mother Funkers

Volete fare un tuffo nei mitici anni ’70, scatenarvi sulle note indimenticabili di pezzi come Slip and do it? E allora, fidatevi di me, non dovete perdere per nulla al mondo il prossimo live dei The Real Mother Funkers, sono cinque giovincelli che riprendono lo stile delle family band anni ’70 che mischiavano fratelli, sorelle, bianchi,neri, uomini e donne, sono infatti quattro ragazze un ragazzo, Davide alla chitarra e, per l’appunto, fratello di Luna alla batteria, si prosegue con Francesca al basso, Valentina alle tastiere e la voce stupenda di Marialaura. Black music, funky e soul sono i punti cardine della loro musica, gioiosa, colta e appassionata, oltre ad essere stupendi sul palco è bella la loro voglia di giocare e di stare insieme tra loro durante l’esibizione, si respira un vero e proprio clima di festa che da quel tocco in più alla serata. Attiva dal 2011, la band toscana propone una ricca la scaletta che va dalle grandi cover del calibro di I will survive, mi permetto di aggiungere che non poteva di certo mancare per concludere la serata :D e inediti tutti loro come Vicini di casa, a quanto pare tratta da una storia vera, e qui non manca il gossip o ancora I feel like Betty. Lo scenario regalato dall’Old Stove, di Firenze, l’Irish pub che ha ospitato il gruppo è stata la ciliegina sulla torta, gustare la mia Guinness in questo con questo sottofondo è stato divino e da ripetere. Sicuramente una bevuta al pub ci starà e se non ci saranno i The Real Mother Funkers, li cercheremo altrove anche perché io ho assistito alla serata del 7 novembre e la band non era in formazione originale, mancava infatti Valentina, comunque egregiamente sostituita da un altrettanto bravo e coinvolgente tastierista, ragazzi, se state leggendo perdonate la gaffe, non ricordo il suo nome se qualcuno me lo sa dire, sarò felice di rimediare alla figuraccia.. Sorry sorry!!

ALLA PROSSIMA!
P.S. il tastierista si chiama Filippo :)

giovedì 13 novembre 2014

New adventure

Manco da un po’, ultimamente c’è stato più di qualche cambiamento nella mia vita che mi ha tenuta lontano dal blog ma.. Senza farla troppo lunga mi limito a rimediare. In questo momento mi trovo nel mio nuovo appartamentino mentre fuori viene giù il finimondo. GRRRRR Parliamo di viaggi giusto? Allora vi do la localizzazione precisa, mi trovo nel cuore della Toscana, in un paesino che si chiama Colle Val d’Elsa, anche conosciuto semplicemente come Colle, o ancora come la città del cristallo, visto che il 95% della produzione nazionale e il 15% di quella mondiale arrivano proprio da qui!
Quello che intravedete in lontananza, oltre ad essere il panorama che vedo dal mio balcone e attraverso la fantastica tendina rossa che ho trovato in "dotazione", è Colle alta. Già perché Colle Val d’Elsa è divisa in due parti: Colle alta, la parte antica con il suo borgo medievale al quale si accede con un ascensore panoramico che regala uno spettacolo mozzafiato,
e Colle bassa, la parte più moderna, nella quale domina Piazza Arnolfo, che prende il nome dal suo celeberrimo cittadino Arnolfo di Cambio e la cui casa torre natia si trova proprio nella parte alta della cittadina.
Percorrere i viali del borgo delimitato dalla Porta Nova è come entrare in una fiaba che racconta la vita, la quotidianità dei personaggi che hanno vissuto proprio su queste strade tra il XV e il XVII secolo, che hanno passeggiato per questi vicoli che oggi sembrano condurti in una dimensione di tranquillità quasi onirica,lontana dalla nostra realtà quotidiana, dalle nostre corse senza sosta, immergersi nelle storie dei palazzi nobiliari di Colle, immaginarne gli inquilini, gli intrighi e perché no, spettegolare sulle loro vite, questo è ciò che ci concede una passeggiata per Colle Alta. E tante sono le storie, leggende che vengono raccontante proprio su di loro
Scendendo nella parte bassa, ci troviamo Piazza Arnolfo, da qui si può ammirare la vecchia stazione di Colle Val d’Elsa, ormai in disuso dal 1990, presenta il suo aspetto attuale grazie ai lavori avviati nel 2010 da un proprietario privato. La stazione rappresentava la parte finale del tratto ferroviario che collegava, dal 1885 la cittadina con la vicina Poggibonsi. Chiusa al traffico dal 1987, la tratta è diventata una pista ciclabile inaugurata nel 2011 per volere dell’associazione Ferrovia Colle Poggibonsi allo scopo di dare un valore turistico alla vecchia ferrovia.
L'ultimo scorcio che vi propongo è dedicato teatro del popolo, inaugurato nel 1921 con la Mignon di Ambroise Thomas. Con l’avvento del fascismo, i sostenitori dell’ideologia, si impegnano nel 1928 alla realizzazione del nuovo teatro che, con il nuovo nome, teatro del fascio, prevedeva tra le altre cose, un grande palcoscenico, che ancora oggi è annoverato tra i più grandi della regione. Con la fine della guerra il teatro passa all’amministrazione locale e riprende il nome originale. L’amministrazione ne cura la programmazione avvalendosi di una apposita comissione. Dopo un periodo di crisi che vede il passaggio di gestione ai privati e una programmazione teatrale scarsa, nel 1975, dopo aver apportato i dovuti adeguamenti strutturali, il teatro entra a far parte del circuito teatrale toscano prima e dello sperimentale poi. Nel 1977, il comune riprende la gestione della programmazione teatrale e cinematografica. Oggi può considerarsi uno dei primi teatri toscani per numero di spettatori
Questo è un sunto di Colle Val d'Elsa, che fate venite ad approfondire?? :D