sabato 16 aprile 2016

La Ragazza di Bube

Di Carlo Cassola,
Ediotre: Bur,
260 pagine
Mara è una ragazzina di 16 anni, frivola come è giusto essere a quell'età, Bube è poco più grande, egli è tutt'altro che frivolo, ha vissuto la Resistenza e ne è diventato un eroe. I due giovani si incontrano a seguito della Liberazione, Bube, tornando a casa, si ferma a conoscere la famiglia del suo giovane compagno rimasto ucciso. La sorella del compagno è proprio Mara, all'epoca sfacciata e quasi infastidita dalla estrema compostezza di Bube che, visibilmente innamorato, non esplicita l'interesse nei confronti della ragazza come vorrebbe lei. Dopo le iniziali reticenze, i due cominciano una storia d'amore ma saranno presto costretti a sperarsi a causa d un crimine politico commesso dal ragazzo. La ragazza, tra disperazione e incertezze deciderà di aspettarlo, con una maturità che stravolgerà il modo di essere sbarazzino che l'aveva caratterizzata fino a quel momento.
La ragazza di Bube racconta un amore vero, un amore giovane, un amore che conosce l'incertezza ma che trova la forza di reagire in Mara, una ragazzina la cui vita la porta a diventare donna all'improvviso e la costringe a prendere decisioni forse, estremamente importanti per la sua età.
Ma Cassola non si è limitato a scrivere un romanzo d'amore, l'autore, infatti, ha posto l'accento su un periodo storico rilevante per il nostro paese.
Vincitore del premio Strega è un libro consigliatissimo per chi vuole ripercorrere il periodo storico successivo alla Liberazione attraverso gli occhi di una giovane coppia dell'epoca.

sabato 2 aprile 2016

Philomena

Non ho visto il film Philomena e ho cominciato a leggere il libro pensando si concentrasse sulla ricerca del figlio perduto, in realtà, il racconto, scritto dal giornalista Martin Sixsmith, che aiutò Philomena a ritrovare il figlio, si concentra più sulla figura di quest'ultimo che, per tutto il corso della sua breve e travagliata vita, non smetterà mai di cercare la madre.
Philomena Lee è una ragazza madre che, del tutto ignara della vita, a 18 conobbe un uomo che la rese mamma senza che lei avesse la minima idea di come si mettessero al mondo i bambini; la ragazza fu spedita presso un convento irlandese non appena la sua condizione cominciò ad essere visibile. Le ragazze "ospiti" del convento, venivano sottoposte a continue umiliazioni perchè considerate peccatrici, rimanevano in convento per tre anni e i bambini venivano dati in adozione forzando il consenso delle madri naturali. Così, all'età di tre anni, Anthony Lee fu strappato dalle braccia della madre per essere affidato a una famiglia americana. Arrivati a questo punto Sixsmith comincia a raccontare la vita del piccolo Anthony che, una volta adottato prese il nome di Mike. Mike farà una brillante carriera ma, la sua vita, sarà sempre tormentata, e si placherà solo a ridosso della scoperta di una terribile malattia. L'ossessione per la scoperta delle proprie origini lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni. Il libro si conclude tornando a Philomena Lee che, dall'altra parte dell'oceano si chiederà ogni singolo giorno della sua vita dove possa essere il figlio fino a quando nel 2004 riuscirà a trovare il coraggio di confidarsi con la figlia avuta successivamente e che, a sua, volta, cercherà di assecondare la sua ricerca, chiedendo aiuto al giornalista, il quale raccoglierà il materiale ritrovato per dare vita a questo commovente libro. Una storia che narra l'amore tra una madre e un figlio, un amore che va oltre le distanze, oltre la cattiveria, oltre il perbenismo della chiesa. Una storia straziante che porta con sé un messaggio di speranza alle tante donne e ai tanti bambini che hanno vissuto sulla propria pelle questo strazio.

venerdì 1 aprile 2016

Ancora una volta si parla di umanità perduta, non è passata neanche una settimana dagli attacchi di Bruxelles, le pagine dei giornali sono tornate ad insanguinarsi. Questa volta è toccato al Pakistan, questa volta è toccato a 72 persone di cui 30 bambini. Quando finirà questo strazio, quando potremmo essere liberi di viaggiare, di prendere la metro per andare a lavoro senza aver paura di un attentato, quando i bambini potranno giocare in un parco senza pericoli? A molti chilometri di distanza si è sentita la folle esplosione che è costata la vita a trenta bambini. Non ci sono parole per spiegare tutto questo, ogni parola è superflua, retorica, scontata, trenta bambini sono morti, non in nome di un dio, ma in nome di un'inumanità che sembra farla da padrona. Non diamogliela vinta, continuiamo a far giocare i nostri bambini, continuiamo a viaggiare, continuiamo ad ad andare al cinema, continuiamo a vivere.